Gli anni del giudizio

[1958]

Un romanzo dai due volti, che oscilla tra pubblico e privato, politica e famiglia, sempre in bilico tra speranza di cambiamento e disillusione.

Un romanzo impegnato, che ruota intorno alle elezioni politiche del 1953, alla ‘legge truffa’ e alla militanza del protagonista Ugo nel PCI, tra comizi, manifesti ed un lungo monologo di straordinaria attualità sull’Italia “barbara” e “menefreghista”.

Un romanzo sull’inquietudine di una coppia, Ugo ed Ester, in attesa del loro primo figlio: per lei “la vita passata era sembrata subito un fantasma e i giorni trascorsi da ragazza, gli anni, un seguito di ore senza motivo”; lui ammette che <<ci son giorni che mi accorgo di non capir più niente del mondo. Con tutta questa politica, tutto questo parlare. E intanto la vita corre.>>

Una sensazione di “ansia sottile” che emerge la domenica in un’atmosfera da ‘Sabato del villaggio’ per Ugo abituato ai giorni feriali in cui “il lavoro non lascia tempo per alcuna noia” mentre per Ester la domenica era soltanto “un po’ di riposo e a volte un ballo, un vestito”.

Il romanzo si svolge a Bra, nella pianura piemontese attraversata dal treno in arrivo da Torino. Il panorama viene magistralmente tratteggiato con “le montagne che segnavano l’orizzonte” dove “alla metà esatta del cerchio delle Alpi si alzava il dente cilestrino del Monviso”.