Un’anima persa

[1966]

L’estate della maturità per il diciassettenne Tino, ospite degli zii borghesi a Torino in una casa in collina che nasconde una stanza segreta.

La figura di Tino viene delineata dal suo approccio al tema di letteratura “dove ho tutto chiaro e definito in mente ma una strana pigrizia mi ha fermato la mano”.

Il primo incontro con lo Zio Serafino rivela un dialogo premonitore: <<E così tu saresti il nostro Tino, il maturando. Buffa parola, vero? Come se in questa vita qualcuno fosse mai riuscito a maturare. Sono gli imbrogli del nostro celebre vocabolario. Eufemismi, ecco cosa siamo, eufemismi>>.

Il lento percorso attraverso le tappe degli esami viene contrapposto al precipitare di una notte in compagnia dello Zio Serafino, tra sale da gioco e rivelazioni sconvolgenti sulla sua doppia vita e sulla sindrome da Peter Pan.

Un’insolita Torino a fare da sfondo, dove “i muri dei vecchi palazzi e le facce dei passanti mi sono apparsi logorati da un’antica tristezza” e dove la Mole Antonelliana è descritta come un “ago fiorito” e “la cima colorata di una remotissima trottola”.