La trappola amorosa

[1988]

Giacomo Berzia, meglio conosciuto come <<Sir James>> è un attempato conduttore radiofonico con un passato da attore teatrale, ferito da “quei traguardi mai raggiunti”.
Conduce la rubrica domenicale delle <<Lettere impossibili>> e vive un lento declino, “sorpassato dalla vita, sospinto ai margini da correnti ostili che non lo gradivano più. Ad una ad una le curiosità covate in cuore gli stavano sfuggendo.”
Alla vigilia di Natale, si ritrova al centro di una trappola architettata da un’ammiratrice segreta che lo corteggia facendogli pervenire pacchi e messaggi.

A Giacomo non rimane che scegliere se entrare o meno in quella trappola, quella “nicchia di piume apprestata per lui”, dove poter vivere al riparo dalla “ferocia del mondo” e coltivare finalmente le sue giovanili passioni. Un personaggio combattuto tra la consapevolezza di vivere in una gabbia perché “il mondo intero è uno zoo” ed il desiderio di nascondere la sua “anima prosciugata e vogliosamente anonima”.

Romanzo con qualche sfumatura di giallo ambientato in una Torino mai nominata esplicitamente e riconoscibile soltanto attraverso qualche indizio: “quel rettangolo vuoto” dove ritrovare Piazza San Carlo e la “tonda moneta lucente” dell’orologio della stazione Porta Nuova, fino alla rivelazione finale dei ventisette chilometri di portici (seppur diciotto nella realtà).

L’autore nasconde il suo testamento letterario in un romanzo soltanto in apparenza leggero, dove attraverso il protagonista riflette sullo scorrere del tempo perché “non dimenticare il passato è l’unica ricchezza che abbiamo, […] certo com’era di desiderare solo una scaglia di presente, non cumuli polverosi di memorie.”

Tra le righe ritroviamo il suo amore per la letteratura e la ricerca della perfezione: “Forse era la parola giusta, nascostamente antica ma stilettante: certe parole non squillano mai a vuoto, balzano da sorgenti che sanno tenerle prigioniere per anni in attesa del loro impiego e allora non sono più soltanto sillabe in ordini e docili ma rintocchi inviati dal destino, fulmini che squarciano il buio.”