La sposa segreta

[1983]

Il romanzo racconta un’impresa d’altri tempi: un viaggio da Torino ad un paesino della Liguria alla ricerca di una sposa per il matrimonio combinato del proprio figlio.

La protagonista è Paola, una vedova cinquantenne, “una di quelle creature che vivono sognando seminagioni vittoriose e ignorano le tegole cascatogli in testa. Una delle anime che muovono il mondo.”

Il figlio Carlo, ventisettenne “bello come il sole” è totalmente dedito al suo lavoro di creatore di colonne sonore per il cinema; resta sullo sfondo rinchiuso “nell’oscurità maculata della sua stanza come un eremita, in quel suo chiostro, in quella grotta di suoni, lumi e fumi, in quella dannazione di solitudine e misteri.”

Attorno a loro fanno la propria comparsa personaggi secondari che suggellano il percorso di ricerca con le loro affermazioni: il frate Filiberto con il monito che “la morte è solo una svolta per ricordarti che hai il dovere di vivere”, la zia Fedora ad ammonire che “il tempo non dà tempo”, l’amica Giulia che lamenta di “aver vissuto un giorno dopo l’altro senza mai riuscire a mettere insieme i ricordi”.

La ricerca di una moglie per Carlo diventa così per Paola l’ultima occasione di lasciare un segno e dare un senso alla propria vita, grazie all’incontro con il professore Mario, “un essere buono ma viziato, elegante ma malandato” che l’accompagnerà nella sua missione sullo sfondo di una Liguria fuori stagione, con la trama che si svolge come in un giallo attorno all’unico ristorante aperto.

Memorabile la definizione della moglie ideale: “Di quelle vere. Belle sane concrete, che ridono per una pacca sul culo. Contente anche se non vedono più in là del naso e però forti, con radici che scendono fino all’inferno, innamorate del bottino che gli è toccato in sorte, figli lenzuola arrosti muri vestiti mobili ordine risparmi fedeltà. Pronte e dolci. Più eterne che antiche. Creature che tengono ancora in sé il momento del perdono e il momento della carità, che sanno medicare una ferita, togliere delicatamente una spina, nascondere il pianto, regalare un petalo di serenità, di calma.”